Di Michela Romano, psicologa psicoterapeuta presidente di Gea Centro Studi per gli IAA
Se qualche anno fa mi avessero detto che mi sarei trovata a decidere di lavorare in pet therapy con un gatto non ci avrei proprio creduto: non conoscevo ancora i ragdoll.
Nel mio lavoro quotidiano con gli Interventi Assistiti con gli Animali mi rapporto oltre con i pazienti, con cani, conigli, asini, cavalli, animali da fattoria e negli anni ho scoperto la specificità di ciascuna specie in interazione con diversi tipi di fragilità umana. Ma con il gatto non riuscivo proprio a capire come inserirlo nel rispetto del suo benessere e delle sue caratteristiche etologiche.
Amo i gatti; i gatti europei hanno sempre abitato la mia casa e il mio giardino, ho adottato alcune razze, ho provato a inserirle in alcuni miei progetti di IAA ma dentro di me sentivo che loro non erano a proprio agio, a meno che i lavori non erano nel mio studio che conoscono bene e dove scelgono di accomodarsi quando ne hanno voglia, oppure nei boschi e sentieri che circondano il mio studio dove faccio dei lavori con bimbi e adulti a contatto pieno con la natura.
Poi arriva Rudy, un meraviglioso ragdoll che ha bisogno di trovare una nuova casa, ne ha cambiate già 2 e questa cosa mi ha toccato tanto. Avevo avuto modo di cominciare a studiare la razza e le sue caratteristiche, avevo cominciato a guardare il loro modo di incontrare gli umani a casa di una mia collega esperta in gatti e che tra le varie razze ha alcuni ragdoll ed ecco che l’avventura inizia.
Rudy è molto differente dagli altri gatti; se in un primo momento ha avuto bisogno di adattarsi e riconoscersi in quel nuovo contesto abitativo, presto si è fidato e ha cominciato a tirare fuori quelle caratteristiche tipiche della razza.
E’ calmo, interessato alla relazione, mai aggressivo, condivide i suoi spazi con le persone e con gli altri animali, è meraviglioso nella comunicazione intraspecifica: ha trovato presto un modo bellissimo e delicato di stare con Miù, una gatta tricolore cresciuta a casa mia. E’ calmo con i cani, adesso è diventato amico delle mie piccole moroseta che per questioni di temperatura esterna, è inverno e c’è freddo, non possono ancora andare nel pollaio.
Ci siamo conosciuti man mano, gli ho lasciato il suo tempo di adattamento, si è sentito accolto. Dopo circa un anno che era con me e che aveva avuto modo di conoscere la macchina e lo spostarsi in kennel, cosa che fa senza alcun problema, gli ho fatto fare le prime esperienze di lavoro con i bambini in un nido. Nessuna contenzione, lui libero di esplorare, la sua curiosità, il suo muoversi, il suo saltare dentro le scatole, intrufolarsi dentro ai tunnel incuriosisce i bambini che con sorrisi amorevoli guardano meravigliati le sue abilità.
Gli ho insegnato a mangiare dalle mani e quindi i bambini sono felici di potersi prendere cura di lui preparando tutto il necessario: la ciotola ben pulita, l’acqua, dei giochi nascosti che lui cerca, le palline di sottili fogli di alluminio, il cibo che gli piace. E tanto altro. Non gli piace tanto stare in braccio e allora rispetto questo sua caratteristica e lavoro con ciò che gli fa piacere.
Perché costruire dei progetti con gli animali significa proprio questo: partire dalle loro caratteristiche, da ciò che piace loro e per cui sono portati. Mai forzarli, mai dare per scontato che ciò che apprezziamo noi sia buono per loro. Mai fare attività solo per il piacere o le necessità dei nostri pazienti. Ciò che funziona in qualunque percorso di cura, educativo, riabilitativo inizia dalla relazione che deve essere sana, apprezzata da tutti, basata sulla fiducia. Da qui la grande attenzione alle specificità di ciascuno. Proviamo ad immaginare; un bambino dopo alcuni giorni si leva il gesso che aveva tenuto per un braccio rotto e non muove il suo braccio per paura di provare dolore. Decidiamo di fargli passare questa preoccupazione spazzolando un gatto. Ma se a quel gatto non piace essere spazzolato come posso immaginare che quel bambino superi la paura se il gatto non è rilassato e desideroso di quelle attenzioni? Quindi il grande segreto degli IAA è scegliere azioni che rinforzino la relazione positiva, che nutrano tutti gli attori presenti.
Alla luce delle esperienze mie e del mio gruppo di lavoro e osservando il prezioso lavoro di bravi professionisti che lavorano negli IAA con i gatti posso sicuramente affermare che il ragdoll è uno dei gatti che si può prestare agli IAA. Se è vero che delle caratteristiche appartengono alla razza è altrettanto vero che la differenza la fa l’allevatore con la selezione, la gestione della gravidanza di mamma gatta e i primi mesi di vita in allevamento con un buon Imprinting. Un buon allevatore che sa scegliere gli accoppiamenti giusti prestando attenzione sia alla salute ma anche agli aspetti comportamentali, sa dare ai gatti e ai gattini quegli stimoli corretti affinché aspetti come il piacere di stare e collaborare con le persone, voglia di stare in braccio, sicurezza in differenti contesti possano essere patrimonio del piccolo cucciolo. Il resto lo farà l’adottante e la sua famiglia che dovranno essere ben attenti a dare stimoli sani ed adeguati al nuovo arrivato. Ricordiamoci che un buon allevatore che prepara un gattino per la Pet Therapy collabora con la famiglia adottante e con il coadiutore per dare degli stimoli corretti ed abituarlo, senza fonte di stress, in contesti diversi. La scelta di un gattino per tale scopo va ponderata bene e bisogna affidarsi ad allevatori esperti in questo settore. Bisogna anche differenziare il gattino che andrà con la famiglia adottante, che sarà di supporto emotivo e relazionale, da quello che andrà con un coadiutore, venendo impiegato per la pet therapy. Il gattino che andrà poi a praticare la pet therapy dovrà accrescere le sue abilità ed inizierà il suo percorso di “formazione” con il coadiutore.
Cosa sono gli IAA?
Gli interventi assistiti con gli animali, conosciuti meglio come pet therapy, sono attività terapeutiche, educative, ludico ricreative erogate da una equipe formata ad hoc. I professionisti degli IAA dobbono fare un percorso formativo specifico regolamentato dalle Linee guida per gli IAA volute dal Ministero della Salute e dal Centro di Referenza Nazionale per gli IAA e recepite da tutte le regioni italiane. Per lavorare in IAA non ci si può improvvisare. Ci sarà una equipe formata da professionisti della salute tra cui medici, psicologi, psicoterapeuti, infermieri, fisioterapisti, da professionisti della sfera educativa come educatori, pedagogisti, biologi, da medici veterinari, coadiutori degli animali che seguiranno i pazienti nei percorsi di cura e di crescita personale.
Secondo le linee guida, gli animali che possono essere inseriti nei percorsi educativi e terapeutici sono il cane, il gatto, il coniglio, l’asino e il cavallo. Sia il coadiutore che l’animale, per essere inseriti nei progetti, sono valutati dal medico veterinario esperto in IAA.
Ricordiamo che gli interventi assistiti devono essere svolti da equipe con personale qualificato e non improvvisato.
Dott. Michela Romano
psicologa psicoterapeuta
presidente di Gea Centro Studi per gli IAA
e con la partecipazione dell’associazione Doctor Dog Pet Therapy & Pet Education – APSSD